Il genere Ariocarpus Scheidw.
Schede generi A - B
Ariocarpus é un genere di Cactaceae che troviamo in vaste aree del Messico centro-settentrionale e degli Stati Uniti (New Mexico e Texas). Ariocarpus è un genere conosciuto da molto tempo. Fu creato infatti da Michael Joseph François Scheidweiler, un botanico tedesco il cui principale interesse erano le cactaceae, nel 1838 descrivendo come specie tipo A. retusus. Successivamente molte piante già ai primi del '900 sono state importate in numerose collezioni botaniche europee. Il nome deriva da 'aria' specie del genere Sorbus e dal termine greco 'carpos' che sta per 'frutto' ad indicare il frutto piriforme che somiglia a quello del Sorbus aria (L.) Crantz (sorbo montano o farinaccio).
La distribuzione di Ariocarpus è variabile da specie a specie. Alcune presentano un areale molto vasto, altre sono endemiche di piccole aree ben circoscritte come ad esempio A. bravoanus. L'ambiente di vita degli Ariocarpus può essere rappresentato sinteticamente da aree predesertiche caratterizzate da una vegetazione costituita da bassi cespugli xerofili (deserto di Chihuahua). Il deserto di Chihuahua è il più esteso deserto dell'America settentrionale, tra Messico ed USA, ed è il più ricco di biodiversità con oltre 3.500 specie di piante di cui circa un migliaio endemiche. E' un territorio a rischio ambientale in quanto la variazione delle precipitazioni nevose ed i lunghi periodi di siccità stanno duramente compromettendo le riserve idriche di un'area soggetta ad agricoltura e pascolo eccessivi tanto che il principale fiume, il Rio Grande, stenta a raggiungere il mare. Il terreno in cui vivono è normalmente un terreno roccioso, poco evoluto e la pianta insinua il fittone fra le rocce sviluppando un reticolo di radici più sottili appena sotto le rocce più superficiali.
La distribuzione di Ariocarpus è variabile da specie a specie. Alcune presentano un areale molto vasto, altre sono endemiche di piccole aree ben circoscritte come ad esempio A. bravoanus. L'ambiente di vita degli Ariocarpus può essere rappresentato sinteticamente da aree predesertiche caratterizzate da una vegetazione costituita da bassi cespugli xerofili (deserto di Chihuahua). Il deserto di Chihuahua è il più esteso deserto dell'America settentrionale, tra Messico ed USA, ed è il più ricco di biodiversità con oltre 3.500 specie di piante di cui circa un migliaio endemiche. E' un territorio a rischio ambientale in quanto la variazione delle precipitazioni nevose ed i lunghi periodi di siccità stanno duramente compromettendo le riserve idriche di un'area soggetta ad agricoltura e pascolo eccessivi tanto che il principale fiume, il Rio Grande, stenta a raggiungere il mare. Il terreno in cui vivono è normalmente un terreno roccioso, poco evoluto e la pianta insinua il fittone fra le rocce sviluppando un reticolo di radici più sottili appena sotto le rocce più superficiali.
Charles Lemaire: Anhalonium prismaticum. In: L'Horticulteur Universel Band 1, 1839
Aroiocarpus trigonus a San Jose De Salamanca, Tamaulipas, Messico - Immagine di Amante Darmanin
In tale modo è in grado di assorbire l'acqua di condensazione e piccole ed esigue precipitazioni. Normalmente troviamo le piante in posizioni riparate tra le rocce tra piccole piante arborescenti, talaltra le troviamo anche completamente esposte e non riparate da nulla.
Gli Ariocarpus sono piante di bassa statura caratterizzate però da una grossa radice a fittone, ben approfondita nel terreno e capace di insinuarsi negli anfratti rocciosi più stretti, che contiene, in piccole quantità, diversi alcaloidi (ordenina e N-metiltirammina).
Gli Ariocarpus sono piante di bassa statura caratterizzate però da una grossa radice a fittone, ben approfondita nel terreno e capace di insinuarsi negli anfratti rocciosi più stretti, che contiene, in piccole quantità, diversi alcaloidi (ordenina e N-metiltirammina).
Ariocarpus trigonus (F.A.C. Weber) K.Schum.
Ariocarpus sp.
Ariocarpus retusus Scheidweiler a Huizache Junction, San Luis Potosi, Messico - Immagine di Amante Darmanin
Ariocarpus kotschoubeyanus a Estacion Marte, Cuahuila, Messico - Immagine di Amante Darmanin
Ariocarpus trigonus v. elongatus nei pressi di La Reforma Near, Tamaulipas, Messico - Immagine di Amante Darmanin
Ariocarpus retusus nei pressi di Ranch San Rafael, Nuevo Leon, Messico - Immagine di Amante Darmanin
Ariocarpus kotschoubeyanus (Lemaire ex K. Schumann) K. Schumann in habitat
La presenza degli alcaloidi nella mucillagine di cui è piena la radice napiforme è da ricondurre probabilmente alla necessità di difesa della pianta dagli erbivori, in assenza di spine, in quanto tali sostanze sono amare e tossiche. Tale caratteristica ha una valenza molto importante nella conservazione della specie in quanto stimola negli animali il ricordo a non consumare la pianta tossica. La presenza di tali alcaloidi neurotossici e psicotropi ha fatto sì che, al pari del peyote, anche Ariocarpus sia stato considerato come una pianta sacra presso le popolazioni indigene. Tali popolazioni usano la pianta sia per provocare allucinazioni sia come fitoterapici per attacchi febbrili e di malaria.
La porzione epigea della pianta invece è formata da una rosetta di tubercoli, con una spessa cuticola con al centro della rosetta una fitta lanuggine dalla quale si sviluppano i boccioli floreali. Una caratteristica distintiva di tutte le specie di Ariocarpus è quella di essere cactus privi di spine (se si escludono le piccole formazioni vestigiali).
La coltivazione degli Ariocarpus è considerata difficile, tuttavia se si seguono alcune semplici indicazioni può essere di grande soddisfazione anche perché queste piante ci regalano una fioritura da settembre fino a tutto novembre quando ormai gli altri cactus hanno interrotto la produzione di fiori.
La porzione epigea della pianta invece è formata da una rosetta di tubercoli, con una spessa cuticola con al centro della rosetta una fitta lanuggine dalla quale si sviluppano i boccioli floreali. Una caratteristica distintiva di tutte le specie di Ariocarpus è quella di essere cactus privi di spine (se si escludono le piccole formazioni vestigiali).
La coltivazione degli Ariocarpus è considerata difficile, tuttavia se si seguono alcune semplici indicazioni può essere di grande soddisfazione anche perché queste piante ci regalano una fioritura da settembre fino a tutto novembre quando ormai gli altri cactus hanno interrotto la produzione di fiori.
La coltivazione è certamente penalizzata dalla estrema lentezza della crescita. E' facile soprattutto per piante ottenute da seme che ben si adattano alle nostre condizioni climatiche e si rivelano particolarmente robuste se si seguono semplici indicazioni. Nei primi anni che seguono la semina la crescita sarà più limitata, dopo alcuni anni si farà via via più veloce. La maturità della pianta e quindi la fioritura avviene in modo diverso: le specie più piccole impiegano meno e talvolta già al quarto anno di età fioriscono, le specie più grandi impiegano invece almeno una decina di anni.
Il terriccio sul quale coltivare gli Ariocarpus deve essere molto povero di sostanza organica e con Ph preferibilmente neutro. E' consigliabile utilizzare un miscuglio di terreno argilloso mettendo Akadama (un'argilla di origine vulcanica raccolta alla profondità di 3 metri dal sottosuolo di foreste di Cryptomerie in Giappone) terriccio torboso fine in modesta quantità e pomice di granulometria fine in abbondanza. Occorre fare attenzione a che la pomice siano privi di spigoli vivi che potrebbero ferire la radice fittonante della pianta e portarla alla morte ed è per questa ragione che taluni sconsigliano di usare lapillo vulcanico. Ora stiamo sperimentando un nuovo terriccio di semina in linea con le indicazioni di Andrea Cattabriga elaborate dopo la visita dei terreni di origine degli Ariocarpus in Messico. Le piante infatti nascono in zone, di origine geologica recente, in cui il terreno presenta forti depositi carbonatici, ossia di calcare. Le rocce superficiali sono frammentate dalle degradazioni meteoriche e sono ridotte ad ammassi ghiaiosi grossolani che però non si degradano molto oltre tale fase. I terreni sono assai ciottolosi e presentano infiltrazioni di argille sabbiose.
Nelle aree in cui vi sono foreste invece, il terreno è più ricco di sostanza organica, è più argilloso mentre diminuisce la componente di ciottoli. Inoltre i terreni in cui si trovavano foreste sono stati oggetto di una fortissima erosione. La pioggia torrenziale non penetra profondamente in questi terreni, per cui asporta i minerali e li deposita sostanze umifere in uno strato a pochi centimetri dalla superficie del suolo. In questi terreni si formano delle vere e proprie lastre calcaree molto dure. Quel materiale è stato poi individuato, al ritorno in Italia, da Cattabriga anche su affioramenti appenninici del quaternario, rocce friabili calcaree della stessa identica natura di quelle messicane. Il materiale è la marna scagliosa, un “antico fango marino” (argilla) consolidato da percentuali variabili di calcare. La marna, una roccia friabile di colore grigio altamente intaccata dall'erosione, si trova in forte stato di frantumazione in svariate zone di tutta la dorsale appenninica. Nelle foto piccole in basso a destra potete vedere un esempio di marna del nostro appennino in cui è evidente il forte livello di frantumazione ed a fianco una pianta di Ariocarpus nell'habitat di origine in Messico.
Nelle aree in cui vi sono foreste invece, il terreno è più ricco di sostanza organica, è più argilloso mentre diminuisce la componente di ciottoli. Inoltre i terreni in cui si trovavano foreste sono stati oggetto di una fortissima erosione. La pioggia torrenziale non penetra profondamente in questi terreni, per cui asporta i minerali e li deposita sostanze umifere in uno strato a pochi centimetri dalla superficie del suolo. In questi terreni si formano delle vere e proprie lastre calcaree molto dure. Quel materiale è stato poi individuato, al ritorno in Italia, da Cattabriga anche su affioramenti appenninici del quaternario, rocce friabili calcaree della stessa identica natura di quelle messicane. Il materiale è la marna scagliosa, un “antico fango marino” (argilla) consolidato da percentuali variabili di calcare. La marna, una roccia friabile di colore grigio altamente intaccata dall'erosione, si trova in forte stato di frantumazione in svariate zone di tutta la dorsale appenninica. Nelle foto piccole in basso a destra potete vedere un esempio di marna del nostro appennino in cui è evidente il forte livello di frantumazione ed a fianco una pianta di Ariocarpus nell'habitat di origine in Messico.
Per quanto riguarda l'esposizione gli Ariocarpus necessitano di sole pieno e, quando le temperature sono sufficientemente alte devono essere abbondantemente annaffiati avendo cura di farle, se bagnate, asciugare completamente e, almeno un paio di volte all'anno, annaffiare con un buon fungicida per evitare marciumi. Ricordiamo che tanto più frequentemente si innaffierà, tanto maggiore sarà la crescita, ma di conseguenza aumenteremo i pericoli per la pianta.
Il terriccio sul quale coltivare gli Ariocarpus deve essere molto povero di sostanza organica e con Ph preferibilmente neutro. E' consigliabile utilizzare un miscuglio di terreno argilloso mettendo Akadama (un'argilla di origine vulcanica raccolta alla profondità di 3 metri dal sottosuolo di foreste di Cryptomerie in Giappone) terriccio torboso fine in modesta quantità e pomice di granulometria fine in abbondanza. Occorre fare attenzione a che la pomice siano privi di spigoli vivi che potrebbero ferire la radice fittonante della pianta e portarla alla morte ed è per questa ragione che taluni sconsigliano di usare lapillo vulcanico. Ora stiamo sperimentando un nuovo terriccio di semina in linea con le indicazioni di Andrea Cattabriga elaborate dopo la visita dei terreni di origine degli Ariocarpus in Messico. Le piante infatti nascono in zone, di origine geologica recente, in cui il terreno presenta forti depositi carbonatici, ossia di calcare. Le rocce superficiali sono frammentate dalle degradazioni meteoriche e sono ridotte ad ammassi ghiaiosi grossolani che però non si degradano molto oltre tale fase. I terreni sono assai ciottolosi e presentano infiltrazioni di argille sabbiose.
Nelle aree in cui vi sono foreste invece, il terreno è più ricco di sostanza organica, è più argilloso mentre diminuisce la componente di ciottoli. Inoltre i terreni in cui si trovavano foreste sono stati oggetto di una fortissima erosione. La pioggia torrenziale non penetra profondamente in questi terreni, per cui asporta i minerali e li deposita sostanze umifere in uno strato a pochi centimetri dalla superficie del suolo. In questi terreni si formano delle vere e proprie lastre calcaree molto dure. Quel materiale è stato poi individuato, al ritorno in Italia, da Cattabriga anche su affioramenti appenninici del quaternario, rocce friabili calcaree della stessa identica natura di quelle messicane. Il materiale è la marna scagliosa, un “antico fango marino” (argilla) consolidato da percentuali variabili di calcare. La marna, una roccia friabile di colore grigio altamente intaccata dall'erosione, si trova in forte stato di frantumazione in svariate zone di tutta la dorsale appenninica. Nelle foto piccole in basso a destra potete vedere un esempio di marna del nostro appennino in cui è evidente il forte livello di frantumazione ed a fianco una pianta di Ariocarpus nell'habitat di origine in Messico.
Nelle aree in cui vi sono foreste invece, il terreno è più ricco di sostanza organica, è più argilloso mentre diminuisce la componente di ciottoli. Inoltre i terreni in cui si trovavano foreste sono stati oggetto di una fortissima erosione. La pioggia torrenziale non penetra profondamente in questi terreni, per cui asporta i minerali e li deposita sostanze umifere in uno strato a pochi centimetri dalla superficie del suolo. In questi terreni si formano delle vere e proprie lastre calcaree molto dure. Quel materiale è stato poi individuato, al ritorno in Italia, da Cattabriga anche su affioramenti appenninici del quaternario, rocce friabili calcaree della stessa identica natura di quelle messicane. Il materiale è la marna scagliosa, un “antico fango marino” (argilla) consolidato da percentuali variabili di calcare. La marna, una roccia friabile di colore grigio altamente intaccata dall'erosione, si trova in forte stato di frantumazione in svariate zone di tutta la dorsale appenninica. Nelle foto piccole in basso a destra potete vedere un esempio di marna del nostro appennino in cui è evidente il forte livello di frantumazione ed a fianco una pianta di Ariocarpus nell'habitat di origine in Messico.
Per quanto riguarda l'esposizione gli Ariocarpus necessitano di sole pieno e, quando le temperature sono sufficientemente alte devono essere abbondantemente annaffiati avendo cura di farle, se bagnate, asciugare completamente e, almeno un paio di volte all'anno, annaffiare con un buon fungicida per evitare marciumi. Ricordiamo che tanto più frequentemente si innaffierà, tanto maggiore sarà la crescita, ma di conseguenza aumenteremo i pericoli per la pianta.
In inverno le piante poi dovranno rimanere completamente asciutte e ad una temperatura di 5-10 °C, mentre in primavera inizieremo ad annaffiare quando avremo notato che le piante iniziano la ripresa vegetativa, con quantità di acqua via via crescenti con l'avanzare della bella stagione.
Un'altra accortezza che usiamo è quella di porre, nella parte vicina al colletto, del materiale inerte quale ad esempio un mix di pomice e lapillo di granulometria 3 mm. oppure ghiaino quarzifero. Tale accorgimento consente di evitare il ristagno a livello del colletto che nelle succulente è sempre una zona particolarmente sensibile.
Particolare attenzione deve poi essere posta sul rinvaso.
Come abbiamo detto nell'apposita sezione, la terracotta evita maggiormente il ristagno idrico consentendo un'asciugatura più rapida del substrato di cultura, dall'altro lato tuttavia, a causa del richiamo laterale di acqua, le radici sottili delle piante tenderanno a concentrarsi sulla parete del vaso portando alla conseguenza che la terra del vaso sarà mal utilizzata provocando anche un maggior stress idrico alla pianta. Inoltre le pareti esterne vedranno una maggior concentrazione di sali minerali che tendono ad accumularsi in tali punti e ciò può far soffrire la pianta. E' per queste ragioni che noi preferiamo, per coltivare Ariocarpus, optare per i vasi in plastica che dovranno essere profondi per favorire lo sviluppo della radice napiforme e di una misura tale da permettere alla pianta di rimanervi per alcuni anni senza ricorrere a frequenti rinvasi che non sono particolarmente apprezzati da questo genere di piante.
Marna
Ariocarpus scapharostrus a Rayones, Nuevo Leon, Messico - Immagine di Amante Darmanin
Nel rinvaso è inoltre importante evitare di lesionare il fittone centrale lasciando la pianta una volta tolta dal pane di terra asciugare bene anche per un paio di settimane in posizione di ombra luminosa. Una volta trapiantata occorrerà attendere almeno 10 giorni prima di effettuare una annaffiatura cui suggeriamo di aggiungere nell'acqua un buon fungicida.
Una delle modalità utilizzate per accelerare e propagare il più rapidamente possibile piante rare è quella di ricorrere all'innesto su Pereskiopsis . Le Pereskiopsis devono essere coltivate con un terriccio ricco di materia organica, con abbondanti annaffiature e concimazioni e temperature elevate. Una temperatura minima di 10 °C è preferibile in inverno. Come per tutti gli innesti è estremamente importante che al momento del tentativo la pianta sia al massimo vigore vegetativo. La Pereskiopsis può essere tagliata ad una altezza di circa 10-15 cm con un taglio orizzontale effettuato con una lama ben pulita e disinfettata. Per evitare che il taglio asciughi occorrerà tagliare un secondo disco di Pereskiopsis dello spessore di un paio di millimetri che si lascierà appoggiato al fusto per evitare che il taglio asciughi. A questo punto si può prendere un semenzale di Ariocarpus dell'età di alcuni mesi e si procede con un taglio netto nel punto in cui la piccola pianta è più spessa. A questo punto si rimuove la fetta dalla Pereskiopsis e si posiziona delicatamente la marza sul portainnesto senza comprimere troppo. A questo punto occorrerà posizionate la nostra pianta in un luogo ombreggiato e non troppo caldo coprendo con un sacchetto per un paio di settimane. In questo modo avremo una pianta di Ariocarpus che crescerà abbastanza rapidamente e che potrà essere lasciata sul portainnestro fino a che questo è in grado di alimentare adeguatamente la pianta. Successivamente la marza potrà essere staccata dal portainnesto e, dopo aver pulito lo stesso da tutti i residui di Pereskiopsis, lasciato asciugare per almeno due settimane, si potrà tentare l'affrancamento ponendolo su un substrato molto minerale ed in posizione di ombra molto luminosa posto a radicare. Progressivamente la pianta assumerà un'aspetto più "normale" e meno rigonfio rispetto alla coltivazione della pianta innestata.
La moltiplicazione degli Ariocarpus può avvenire facilmente ricorrendo alla semina. Buoni risultati possono essere ottenuti seminando, in vasi profondi, in modo da favorire un adeguato sviluppo del fittone prima del trapianto. La semina può avvenire in un terriccio composto di lava, pomice e una piccola parte di terriccio torboso fine. La superficie della semina andrà ricoperta con uno strato di un paio di millimetri di materiale inerte quale lapillo fine o graniglia del tipo da acquari ed i semi andranno cosparsi sulla superficie senza interrare.
Ariocarpus ibrido
Famiglia: Cactaceae Juss.
Genere: Ariocarpus Scheidw.
Il genere è stato pubblicato la prima volta in Bull. Acad. Roy. Sci. Bruxelles 5: 491. 1838.
Specie:
Ariocarpus agavoides (Castañeda) E. F. Anderson
Ariocarpus fissuratus (Engelm.) K. Schum
- Ariocarpus fissuratus ssp. hintonii (W. Stuppy & N. P. Taylor) Halda
Ariocarpus × drabi Halda & Sladk.
Ariocarpus × dubeniorum Halda & Malina
Ariocarpus mcdowellii J.N.Haage & Schmidt
Ariocarpus × nelissae Halda & Panar.
- Ariocarpus retusus var. furfuraceus (Wats.) G. Frank
- Ariocarpus retusus ssp. trigonus (F. A. C. Weber) E. F. Anderson & W. A. Fitz
Ariocarpus trigonus (F.A.C.Weber) K.Schum.