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Notizie - News - Le notizie dal mondo sulle succulente

Le piante grasse
A. geoffroyi succhia il nettare da Espostoa frutescens Madsen 'photo courtesy of Ralph Simon'
A. geoffroyi succhia il nettare da Espostoa frutescens Madsen 'photo courtesy of Ralph Simon'
Come Espostoa frutescens attrae i pipistrelli per l'impollinazione
Le piante che in natura sono impollinate dai pipistrelli, che si nutrono succhiando il nettare dai fiori (un interessante video di Nature in cui si mostra come Lonchophylla robusta, un pipistrello originario dell’America centrale, riesce ad assumere una quantità di acqua e nettare pari a una volta e mezza il proprio peso in una sola notte senza nemmeno leccare l’interno dei fiori, né quasi muovere la lingua -link-), sono dotate di fiori che riflettono le onde ultrasoniche. In questo modo i fiori sono più facili da individuare attraverso l'ecolocalizzazione.
Ma Ralph Simon e colleghi, in un interessante articolo pubblicato dalla rivista BioiRxiv, dimostra che un cactus si comporta in modo contrario. Ha visto che Espostoa frutescens, un cactus colonnare peruviano, assorbe più ultrasuoni nell'area circostante i suoi fiori, facendo in questo modo "risaltare" il fiore stesso su uno sfondo più "silenzioso".
Espostoa frutescens si presenta con dei piccoli fiori che crescono su un lato del fusto e che si aprono di notte attirando pipistrelli mentre volano da un fiore all'altro in cerca di nettare. Uno dei principali impollinatori di Espostoa è infatti un pipistrello senza coda (Anoura geoffroyi Gray, 1838). Il cactus affida l'impollinazione ai pipistrelli che sono in grado di trasportare molto polline  che rimane attaccato nella loro pelliccia e riescono anche a trasportarlo da piante che vivono in luoghi anche distanti, come nel caso di Espostoa frutescens che presenta nell'habitat una distribuzione irregolare.
Espostoa frutescens Madsen 'photo courtesy of Ralph Simon'
Espostoa frutescens Madsen 'photo courtesy of Ralph Simon'
I pipistrelli, per trovare i fiori di notte, usano infatti l'ecolocalizzazione emettendo degli ultrasuoni che non sono percepiti all'orecchio umano.
Gli ultrasuoni rimbalzano poi sugli oggetti e in questo modo i pipistrelli costruiscono una mappa mentale dei loro dintorni.
Alcune piante hanno sviluppato tecniche che sfruttano questo sistema sonar e consentono ai pipistrelli di rilevare meglio i fiori rendendoli "più riflettenti" in modo da migliorare l'ecolocalizzazione dei pipistrelli.
Lo studio di Ralph Simon e colleghi, ha dimostrato che invece E. frutescens adotta un approccio diverso.
I fiori di E. frutescens sono circondati da una zona di peli lanosi, chiamata cefalio e, i ricercatori, da misurazioni effettuate negli anni passati, erano a conoscenza che i peli lanosi erano fonoassorbenti e quindi hanno voluto scoprire se questa parte del cactus potesse essere coinvolta nell'aiutare i pipistrelli a "vedere" i fiori.
Si è così scoperto che il cefalio peloso assorbe gli ultrasuoni, ed il massimo assorbimento avviene proprio nell'intervallo della frequenza della chiamata di ecolocazione del pipistrello.
Il cefalio sembra che si sia  evoluto in primis per proteggere i fiori da fattori di stress ambientali come i raggi UV, l'essiccazione, il freddo della notte, ma che poi durante l'evoluzione sia divenuto come una struttura fonoassorbente avvantaggiando sia i cactus sia gli inconsapevoli pipistrelli.
In questo modo infatti i pipistrelli "risparmiano tempo" dovendo visitare diverse centinaia di fiori ogni notte per alimentarsi, ed i cactus assicurano la loro riproduzione.
Ma non solo, da questa ricerca ci arriva anche un altro insegnamento, sotto l'aspetto della comunicazione: Se si vuole trasmettere un messaggio occorre riflettere non solo sul messaggio stesso, ma anche al suo contesto!
In questo caso infatti il cactus riduce "il rumore di fondo" e rende il messaggio più comprensibile, distogliendo il pipistrello dai rumori dello sfondo!
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