Piante Caudiciformi e pachicauli - La Casa delle Grasse

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Piante Caudiciformi e pachicauli

Le piante grasse
In questa pagina tentiamo di affrontare il tema delle piante caudiciformi e pachicauli, piante che trovate anche all'interno delle descrizioni dei generi e delle specie e che a noi piace considerare come appartenenti al mondo delle succulente, anche se questo è incerto.
Quale premessa occorre ricordare l'importanza dell’acqua per una pianta. Le piante infatti necessitano di acqua per la sintesi fotosintetica e in tutti i processi idrolitici, l'acqua regola inoltre la moltiplicazione e l’espansione cellulare, l'acqua funge da solvente delle sostanze nutritive del terreno permettendone l’assorbimento, l'acqua è il veicolo degli elementi nutritivi e dei prodotti metabolici sintetizzati all’interno delle piante.
Se l'acqua è sempre scarsa oppure se è periodicamente non disponibile oppure è disponibile in quantità limitata le piante hanno subito un adattamento ed hanno sviluppato forme di succulenza. Inoltre occorre considerare anche il fenomeno della traspirazione della pianta che spesso, nelle specie succulente, viene effettuato la notte, quando le temperature sono più basse, che comporta perdita di acqua per la pianta per effettuare anche una azione termoregolatrice della stessa. Con il termine di piante succulente si sono indicate le piante che si sono evolute fino a possedere almeno un tessuto succulento che è in grado di svolgere le sue peculiari funzioni (per es. la fotosintesi), ma che allo stesso tempo è in grado di costituire una riserva di  acqua per utilizzarla per lo svolgimento dei processi vitali della pianta che sopra abbiamo sinteticamente descritto.
Dioscorea elephantipes (L'Hér.) Engl. - Immagine © JP, alcuni diritti riservati (CC BY-NC)
Altri autori hanno aggiunto che l'acqua "deve essere conservata in modo tale da non subire perdite per traspirazione ed essere totalmente destinata ai processi fisiologici della pianta, compreso il suo accrescimento (Sitte, 2002; Eggli & Nyffeler, 2009). Questa caratteristica è fondamentale per distinguere le specie succulente in senso stretto da quelle semplicemente “carnose” per la presenza di tessuti ricchi di acqua: privata delle radici una pianta succulenta è in grado di sopravvivere per mesi o anni, mentre una pianta “carnosa” avvizzirebbe nel giro di poche ore (Gibson, 1982: 1; 1996: 117). L’accumulo di elevate quantità di acqua è reso possibile dalle grandi dimensioni dei vacuoli, organelli all’interno delle cellule; nei tessuti con funzione di riserva idrica essi, infatti, arrivano a occupare oltre il 90% del volume cellulare. La succulenza è dunque principalmente una caratteristica delle singole cellule che si estende ai tessuti da esse formati: questi possono essere ubicati a livello di foglie, fusti o radici. Può presentarsi in uno o più organi della pianta; la specializzazione di un organo è determinata dalla particolare pressione selettiva esercitata dall’ambiente (Sajeva & Costanzo, 1994: 8)." (Laura Guglielmone, Succulente in Natura, Cactus & Co.)
Abbiamo ora tentato di inquadrare il mondo della succulenza e questo ci servirà per farci un'opinione se le piante caudiciformi e pachicauli siano effettivamente delle piante succulente. Con il termine caudice o caudex  in botanica si intende quella conformazione del fusto tozza e allargata, a forma di fiasco che in natura è spesso parzialmente interrata, non ramificata, caratterizzata dall'assumere la funzione, tipica della succulenza, di organo di riserva idrica e nutritiva. Il caudice è quindi situato alla base del fusto parzialmente sopra o sotto il terreno ed è frutto dell'adattamento ad ambienti caratterizzarti da lunghi periodi di siccità per accumulare acqua e nutrienti, mentre l'altra parte della pianta, quella deputata alla fotosintesi e alla elaborazione dei prodotti della fotosintesi, è spesso poco o per nulla succulenta.
Euphorbia begardii (Cremers) Haev. & Hett. - Immagine © Ando Andriamanohera, alcuni diritti riservati (CC BY-NC)
Questa parte di vegetazione ha spesso la caratteristica di svilupparsi molto rapidamente dopo la stagione delle piogge e di seccarsi e scomparire, completamente o parzialmente, nel periodo di "stress" della pianta che è anche un periodo di riposo vegetativo.
Le piante pachipauli, per taluni autori, sono invece delle piante più simili ad un albero tozzo ove la transizione tra il tronco principale e le ramificazioni è progressiva anche se l'ingrossamento del tronco principale è sempre dovuto alla costituzione di una riserva idrica e nutritiva, come nel caso delle piante caudiciformi,
generalmente le specie con caudice che hanno il proprio habitat nelle zone desertiche e predesertiche questa parte della pianta è completamente o parzialmente sepolto dal terreno. Queste piante però non sono tuberi, come ad esempio le patate. I tuberi non possono, al contrario delle caudiciformi, vegetare se si trovano al di fuori del terreno per più del 40 %.
Fra le piante caudiciformi ricordiamo le Dioscorea (Dioscorea Plum. ex L.) , un genere che può raggiungere grandi dimensioni, anche oltre i due metri ed un peso peso di oltre 220 kg.. Spesso sono piante tossiche tanto che venivano utilizzate per avvelenare le punte delle frecce ed oggi per produrre insetticidi). Nonostante ciò oggi sono rese commestibili tanto che un importante alimento per l'elevato contenuto in carboidrati e la sua ricchezza di minerali e vitamine.
Othonna herrei Pillans - Immagine © pillansii_tours1, alcuni diritti riservati (CC BY-NC)
Sicuramente la specie più nota è Dioscorea elephantipes (L'Hér.) Engl. anche nota con il nome di Testudinaria elephantipes (L'Hér.) Burch. e volgarmente nota come "pane degli Ottentotti" Si tratta di una specie Sudafricana chiamata così in onore di Dioscoride che descrisse in De Materia medica nel I secolo d.C. le sue proprietà curative. La forma del caudice è molto caratteristica e facilmente riconoscibile. E' semisferica e caratterizzata da una spessa corteccia marrone che con il tempo si inspessisce e crea delle profonde fessure che ricordano il carapace di una tartaruga.
Tylecodon wallichii (Harv.) Toelken - Immagine © JP, alcuni diritti riservati (CC BY-NC)
Fra le piante caudiciformi segnaliamo anche le piante del genere Othonna, un genere di un centinaio di specie parte della famiglia delle Asteraceae, parenti dei girasoli, e molto  simili al Senecio. È un genere che comprende sia piante perenni sia caduche con foglie spesso succulente, allungate, con forme diverse. Quando le foglie sono caduche è solitamente presente anche un fusto legnoso dotato di caudice. I fiori sono di un bel giallo, simili alle margherite. Altro genere interessante è Ibervillea Greene piante perenni caudiciformi della famiglia delle Cucurbitaceae originarie di una vasta area che va dagli Stati Uniti sudoccidentali fino al Messico ed al Belize. Sono piante rampicanti con esili fusti dotati di viticci semplici, che spuntano da un grosso caudex parzialmente o totalmente sotterraneo. I fusti in alcune specie, anche se esili, raggiungono lunghezze anche di tre metri. Anche in questo caso il è un organo di riserva, che inizia a vegetare alle prime piogge, ma è in grado di sopravvivere anche anni in assenza di precipitazioni. Tra le specie di questo genere ricordiamo Ibervillea lidheimeri ​(A.Gray) Greene e Ibervillea sonorae (S. Watson) Greene originaria quest'ultima, come è intuibile dal nome, dal deserto di Sonora in Messico.
Oltre alle specie caudiciformi e pachicauli abbiamo anche specie con radici succulente (per es. Euphorbia primulifolia Baker) che spesso producono fusti annuali che seccano completamente durante la stagione secca.
Una gemma resta dormiente e nella successiva stagione umida svilupperà la nuova parte aerea della pianta. In questo caso è l'apparato radicale della pianta che, protetto dal terreno, costituisce l'organo di riserva idrica e di nutrimento della pianta, oltre ad esporre la pianta in misura minore all'irraggiamento solare e costituire una difficoltà maggiore per gli animali in cerca di cibo. Sinningia invece è un grande genere neotropicale della famiglia Gesneriaceae, che comprende molte specie, per lo più perenni, dal diverso portamento. La maggior parte delle specie hanno fusti, da eretti a prostrati, che spuntano da rizomi sotterranei, anche parzialmente esposti, che possono raggiungere grandi dimensioni, e che vengono assimilati a caudici, altre specie hanno invece radici fibrose, altre ancora rizomi stoloniferi. Molte di queste specie vanno in dormienza durante la stagione secca.
Ricordiamo  Sinningia ​(Hoehne) H.E.Moore, originaria del Brasile meridionale nello stato di Paraná che possiede grandi tuberi, simili a un caudice, e uno o due steli con quattro foglie densamente coperte di peli argentati. Sinningia lineata ​(Hjelmq.) Chautems, anch'essa brasiliana, è una specie con un grosso tubero simile a un caudice, da cui emergono diversi steli ciascuno con due coppie di grandi foglie.
Pachypodium namaquanum (Wyley ex Harv.) Welw
Pachypodium namaquanum (Wyley ex Harv.) Welw
Alcuni generi con specie caudiciformi e pachicauli:

Adenia Forssk.
Adenium Roem. & Schult.
Alluaudia Drake
Anacampseros P.Browne
Bombax L.
Dendrosicyos Balf.f.
Fockea Endl.
Fouquieria Kunth
Ibervillea Greene
Pentagonanthus Bullock
Sinningia Nees
Tylecodon Toelken
Uncarina Stapf
Cyphostemma uter (Exell & Mendonça) Desc. - Immagine © Octávio Mateus, alcuni diritti riservati (CC BY-NC)
Passiamo ora ad alcuni suggerimenti di coltivazione. Generalmente le caudiciformi sono piante facili da coltivare. Sono piante che vivono in ambienti difficili per cui la coltivazione non richiede particolari accorgimenti. Ovviamente le caudiciformi, per una questione estetica, tendiamo a coltivarle con il caudice maggiormente esposto a quello che avviene in natura e questo, di conseguenza, altera le difese termiche della pianta. In questo modo, come abbiamo visto, si espone maggiormente la pianta ad eccessivi surriscaldamenti. Di ciò dobbiamo tenere conto particolarmente durante la coltivazione delle piante più piccole. Valutiamo perciò esposizioni al sole del mattino oppure di ombra parziale.
La temperatura nella coltivazione è molto importante. Valutate nel periodo vegetativo temperatura tra i 16 ed i 30 °C e temperature invernali non inferiori ai 12 °C tenendo però conto che, alcune specie, come ad esempio Dioscorea elephantipes (L'Hér.) Engl. ed Euphorbia begardii (Cremers) Haev. & Hett., in sostanza quelle a vegetazione invernale, necessitano di temperature leggermente superiori.
Le irrigazioni vanno effettuate quando le temperature, ove sono collocate, lo consentono e quando le piante mostrano segni vegetativi. Come per tutte le succulente le annaffiature andranno effettuate quando il substrato di cultura è secco. Le annaffiature devono essere interrotte completamente se coltivate a temperature inferiori ai  12 °C.
Il substrato sarà povero di materia organica, attorno al 40 %, con l'altra parte rappresentata da materiali che favoriscono una buona leggerezza e porosità (perlite, pomice, lapillo,sabbia di fiume grossolana, zeolite). Quando la pianta viene posizionata nel contenitore è bene considerare che il caudice va interrato per almeno  un quarto tenendo conto che solitamente, quanto più lo interriamo, quanto più la pianta crescerà velocemente. Per quanto riguarda la riproduzione, considerate che queste piante devono essere riprodotte esclusivamente da seme se si vuole ottenere una pianta con il caudice.
Cissus tiliacea Kunth - Immagine © Leticia Soriano Flores, alcuni diritti riservati (CC BY-NC)
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